L’Amministratore Delegato del CCPB, Fabio Piva, parlerà alle 11.30 della Certificazione dell’allevamento biologico.
“L’agricoltura biologica non può prescindere dalla fertilità del suolo e questa è strettamente connessa alla disponibilità di sostanza organica derivante dall’allevamento degli animali. Il termine anglosassone che definisce l’agricoltura biologica è, non certo casualmente, “organic” e tradisce il ruolo insostituibile che il suolo riveste nella costruzione della sostenibilità espressa dal metodo biologico. Ruolo che, sul piano agronomico, dovrebbe essere centrale per qualsiasi tipologia di agricoltura che vuole definirsi sostenibile.
L’allevamento biologico ha come cardini la disponibilità di terreno biologico e/o convertito, il benessere animale, la nutrizione con alimenti biologici prevalentemente provenienti dallo stesso allevamento, la prevenzione delle malattie in virtù del benessere animale e il mantenimento della naturale inclinazione comportamentale degli animali. Tutto ciò consente di poter disporre di alimenti di derivazione animale qualitativamente buoni e di completare l’approccio agronomico con la disponibilità di una sostanza organica di qualità.
Le regole che definiscono il metodo biologico rispondono agli obiettivi di cui sopra. Il “carico animale” di ogni allevamento deve prevedere la disponibilità di almeno 1 ettaro di superficie biologica o in conversione per non più di 2 UBA (Unità Bovina Adulta), gli animali devono essere di origine biologica salvo l’introduzione di animali convenzionali a scopo riproduttivo o per cambi di razza o di indirizzo dell’allevamento, i ricoveri devono essere dotati di superfici coperte e scoperte minime per capo ed avere tutti i requisiti che consentono di mantenere le caratteristiche ambientali in linea con le esigenze degli animali allevati, i poligastrici devono avere accesso al pascolo, sul piano delle pratiche zootecniche alcune sono vietate ed altre possono essere praticate solo sotto stretta sorveglianza del veterinario, l’alimentazione deve essere a base di alimenti biologici che prevalentemente provengono dall’azienda o dal comprensorio (60% nel caso dei poligastrici e 20% nel caso dei monogastrici), le cure veterinarie possono ammettere medicinali allopatici solo a scopo curativo per non più di tre cicli annui e il tempo di sospensione deve essere raddoppiato rispetto a quanto prescritto o non meno di 48 ore dalla macellazione se non previsto.
Si tratta di alcune delle regole principali che devono essere praticate e rispettate dagli allevatori e che sono oggetto di controllo e certificazione da parte degli organismi di certificazione come CCPB. Regole che permettono di conferire al mercato ed ai consumatori la garanzia sul rispetto di un metodo che rispetta il benessere degli animali e consente una migliore sostenibilità sul piano ambientale.”